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Alfa Romeo Giulietta Spider Veloce, prototipo, rosso Alfa, 1956

Prototipo della Veloce usata nel reparto Esperienze Alfa Romeo, vettura conosciuta, Omologata ASI e RIAR | 
Prototype of the Veloce version used by the development dept., well known car, ASI and Registro Italiano Alfa Romeo registered 
Prezzo su richiesta |
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(English text below)

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 La storia di questa vettura inizia il 20 settembre 1956, giorno della sua produzione, con il numero 194: questa Giulietta Spider è un’auto sperimentale, nata di colore Celeste e prelevata dal reparto esperienze (S.E.S., Servizio Esperienze Speciali) per uso interno, al fine di testare e collaudare la nascente “Veloce”, trasformandola  a tutti gli effetti in una “Spider Veloce”, una delle più anziane tutt’ora esistenti, come riportato dal certificato d’origine della Casa.

 

Dopo un paio d’anni di sperimentazioni sia sul motore con suddette specifiche, che sulla trasmissione, l’auto venne immatricolata: il 30 giugno 1958 ricevette la prima targa - Milano -, intestata direttamente ad Alfa Romeo e venne utilizzata ancora un anno per collaudi, prima di essere ceduta il 24 Aprile 1959 al signor Antonio Ettore Fossati di Triuggio (MI), pilota gentleman che correva per la casa del Portello con la Giulietta Sprint, il quale la custodì per una decina d’anni.

 

Il secondo proprietario acquistò l’auto il 17 Maggio del 1969 e trasferì l’auto a Rimini (con relativa nuova targa, Forlì) custodendola per ulteriori 10 anni prima di entrare in possesso dell’attuale proprietà 43 anni fa, precisamente dal 16 Gennaio 1979.

 

Durante i primi due anni la Casa Madre sostituì il motore di primo equipaggiamento, probabilmente proprio per prove e collaudi, installando anche il nuovo cambio con sincronizzatori “tipo Porsche” che divenne di serie a partire dalla metà del ‘58. Quando invece l’auto venne acquistata nel 1979 il colore Celeste era già stato celato dal classico rosso, che viene tutt’ora mantenuto: prima degli anni ’90 quando l’appassionato collezionista iniziò a fare alcuni studi approfonditi sull’origine della sua Giulietta Spider, non né conosceva né la singolare storia, né il primo colore dell’auto, che oggi ne costituisce un plus. 

 

A livello di finiture l’auto presenta le caratteristiche dei primi esemplari: sedili lisci con bordo a contrasto, pannelli porta montati con viti a vista ed assenza del deflettore.

 

Auto ben conosciuta tra i cultori del marchio, apparsa nei libri ed iscritta al RIAR oltre che omologata ASI. Visibile previo appuntamento a Cesena.

 

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Note sul modello:

L’importatore americano dell'Alfa Romeo, Max Hoffman, sicuro del successo che le

vetture sportive italiane avrebbero ottenuto in USA, sollecitò la fabbrica per la produzione di una Giulietta aperta e ne commissionò addirittura seicento esemplari. Scartata una pregevole esecuzione di Franco Scaglione proposta dalla Carrozzeria Bertone, forse troppo avveniristica e impegnativa, venne scelta quella della Pininfarina, una vettura non particolarmente di avanguardia dal punto di vista stilistico, ma molto gradevole e destinata a segnare un'epoca. Esposta al Salone di Parigi del 1955, non fu però disponibile subito sul mercato italiano perché si dovette far fronte alla commessa americana. 

 

La nascita del modello “Veloce”, Sprint poi Spider, è dovuto alla bruciante sconfitta subìta a opera delle Porsche 356 Super, anch'esse di 1300 cc, alla Mille Miglia del 1955, che scosse fortemente l'Alfa Romeo, scesa in forza alla gara bresciana con tutte le intenzioni di aggiudicarsi la vittoria nella categoria Gran Turismo. Per la partecipazione all'edizione del 1956, l'imperativo fu quindi mettere a punto una vettura che potesse battere le coupé tedesche. Grazie all'elevato potenziale della piccola Alfa, l'impresa non presentò notevoli difficoltà e riuscì egregiamente tanto che la Giulietta conseguì un'enorme affermazione sportiva. Ciò convinse a protrarre la produzione della versione alleggerita, inizialmente prevista per i soli esemplari necessari all'omologazione nella categoria Gran Turismo, fino alla prima metà del 1958.

Se la Giulietta Sprint aveva letteralmente sbalordito per le sue potenziali peculiarità di vettura da competizione, deliberatamente attenuate, con il modello Sprint Veloce si dette libero sfogo a tutte le doti che l'ottimo progetto di Satta e Busso teneva ancora celate.

Le prestazioni si rivelarono subito molto elevate. Il motore, dotato di alimentazione singola con due carburatori Weber 40 DCO3 (praticamente un carburatore per ogni cilindro) e pompa della benzina elettrica, di presa d'aria dinamica all'alimentazione, di scarichi da competizione di tipo a tubo in acciaio e di una coppa dell'olio speciale, leggera e scomponibile, che consentiva il pescaggio della pompa in qualsiasi condizione di assetto, fu in grado di erogare circa il 30% di potenza in più. Si riprodusse quanto già sperimentato sulla 1900 TI. per ciò che riguardava il parziale effetto di sovralimentazione costituito dalla presa d'aria dinamica anteriore per i carburatori, mentre l'impianto di scarico, sempre particolarmente curato affinché non vi fossero disturbi fra i flussi dei gas di ogni cilindro, fu realizzato con un solo condotto nel quale convergevano i due generati dalla confluenza rispettivamente del primo cilindro con il quarto e del secondo con il terzo. Poiché "ordine di scoppio era 1-3-4-2, appare evidente che si cercò di "allontanare" la fase di scarico nei due condotti che andavano a incontrarsi.

 

L’esperienza maturata con la Sprint Veloce venne trasferita sul modello Spider, senza però modificarne l'estetica. La Spider Veloce infatti non presentò nessuna variazione rispetto alla Spider se non nella scala degli strumenti (contagiri a 8000 e contachilometri a 220).

Con un rapporto di compressione di 9:1 ed il Weber a doppio corpo, la potenza erogata era di 90 CV e permetteva una punta velocistica di 180 km/h: questi numeri ponevano la Spider Veloce al vertice delle prestazioni nella categoria spider.

 

I telai furono prelevati dal modello Spider, quindi la Veloce non assunse una numerazione specifica, ma questa fu caratterizzata dalla lettera “F” impressa vicino al numero di telaio. La numerazione dei motori fu compresa in quella del modello Giulietta Sprint Veloce, trattandosi dell'identico propulsore.

Non si procedette ad alcun tipo di alleggerimento tanto che il peso, a causa dei due carburatori e delle maggiori dimensioni del filtro dell'aria e della coppa dell'olio, risultò di cinque chili superiore a quello della Spider.

 

Fonte: “Alfa Romeo, le vetture di produzione”, Stefano d’Amico, Maurizio Tabucchi, Giunti-Nada.

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 The life of this car begins on September 20, 1956, the day of its production, with the number 194: this Giulietta Spider is an experimental car, born in Celeste color and taken from the experience department (S.E.S., Special Experience Service) for internal use, in order to test and test the nascent “Veloce”, transforming it to all effects into a “Spider Veloce”, one of the oldest still in existence, as reported in the house's certificate of origin.

 

After a couple of years of experimentation both on the engine with the aforementioned specifications, and on the transmission, the car was registered: on 30 June 1958 it received the first number plate - Milan -, headed directly to Alfa Romeo and was used for another year for testing. , before being sold on 24 April 1959 to Mr. Antonio Ettore Fossati from Triuggio (MI), a gentleman driver who raced around the Portello house with the Giulietta Sprint, who kept it for ten years.

 

The second owner bought the car on May 17, 1969 and transferred the car to Rimini (with its new license plate, Forlì), keeping it for a further 10 years before taking possession of the current property 43 years ago, precisely from January 16, 1979.

 

During the first two years, the parent company replaced the original equipment engine, probably just for tests and trials, also installing the new gearbox with "Porsche-system" synchro which became standard in the mid-'58. When the car was purchased in 1979, the Celeste color had already been hidden by the classic red, which is still maintained today: before the 90s when the passionate collector began to do some in-depth studies on the origin of his Giulietta Spider. , he did not know neither the singular history nor the first color of the car, which today constitutes a plus.

 

In terms of finishes, the car has the characteristics of the first examples: smooth seats with contrasting edges, door panels mounted with visible screws and the absence of the deflector.

 

Car well known among lovers of the brand, appeared in books and registered with the RIAR as well as approved by ASI. Visible by appointment in Cesena.

 

 

Historical notes:

The American importer Max Hoffman, convinced of the success that Italian sports cars would enjoy in the U.S.A., pressed Alfa Romeo to produce an open version of the Giulietta and actually ordered six hundred examples. With an excellent design by Franco Scaglione put forward by Bertone having been rejected as it was perhaps too futuristic and demanding, the company chose the Pininfarina version, a car not particularly advanced in terms of styling, but very attractive and destined to become a symbol of an era.

Exhibited at the Paris motorshow of 1955, it was not immediately available in Italy as demand from the American market had to be satisfied first.

 

The Giulietta Sprint's humiliating defeat at the hands of the Porsche 356 Super, itself a 1300cc car, in the Gran Turismo category of the 1955 edition of the Mille Miglia that Alfa had intended to dominate shook the powers that be at the Portello. The company needed to produce a car for the 1956 edition capable of beating the German coupé. The great potential for development inherent in the small Alfa meant that such a task presented no particular difficulties. The resulting model was such a success that rather than simply completing the number of examples necessary for homologation in the Gran Turismo category, the firm decided to continue production of the new lightweight car into the first half of 1958. While the deliberately understated competition potential of the Giulietta Sprint had aroused widespread admiration, the Veloce version of Satta and Busso masterpiece represented the fulfilment of that potential.

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The new car thus boasted outstanding performance: the engine, equipped with individual cylinder charging thanks to the fitting of two Weber 40 DCO3 twin-choke carburettors (in effect a carburettor for each cylinder), a competition exhaust system and a special sump that allowed oil to be pumped at all times, produced around 30% more power. The same partial supercharging effect obtained on the 1900 T.I was reproduced thanks to the dynamic front air intake feeding the carburettors, whilst the exhaust system was carefully designed to avoid any disturbance of the gas flow from each cylinder. The manifolds from the first and fourth cylinders converged into one, as did those from the second and third cylinders, these two pipes then converged into a single tube. As the firing order was 1-3-4-2 it is clear that the engineers intended to stagger the exhaust pulses in the converging pipes.

 

The experience gained with the Sprint Veloce was transferred to the Spider without however any aesthetic modifications being introduced. The car was, in fact, outwardly unchanged apart from new instrumentation graphics (the rev counter reading to 8,000 rpm and the speedometer to 220 kph).

With a compression ratio of 9:1 and the Weber twin-choke cars, the power rose up to 90 hp with a top speed of 180 kmh: those performances prought the Spider veloce on top of the list of the spiders of the time.

 

The chassis were taken from the Spider series and the Veloce was therefore not given its own specific numbering sequence. The letter F was, however, stamped close to the chassis number. The engine numbers were included in the sequence relating to the identical Spider Veloce power unit. Two Weber 40 DCO3 carburettors were fitted, together with the competition exhaust system, a dynamic induction air intake and a multiple piece light alloy sump with extremely sophisticated baffles ensuring that the oil pump was able to scavenge in all conditions of use. No measures were taken to lighten the car, and with the two carburettors and the larger air filter and sump the Spider Veloce actually weighed 5 kg more than the standard Spider. 

 

Source: “Alfa Romeo, le vetture di produzione”, Stefano d’Amico, Maurizio Tabucchi, Giunti-Nada.

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Photos credit: Rémi Dargegen

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